In Italia, circa 7.000 persone convivono con la beta-talassemia, concentrate prevalentemente in alcune regioni del Sud (Sicilia, Sardegna, Puglia) e del Nord (Lombardia, Piemonte, Emilia-Romagna). Di queste, si stima che il 73% sia affetto da beta-talassemia major, o talassemia trasfusione-dipendente (TDT). Questi numeri collocano l’Italia tra i Paesi con la più alta incidenza di pazienti talassemici al mondo.
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Scarsa qualità delle relazioni sociali, bassa fiducia relazionale, vittimizzazione da cyberbullismo e bullismo, iperconnessione da social media, scarsa partecipazione allo sport e insoddisfazione per il proprio corpo. Questi sono alcuni dei fattori scatenanti l’”hikikomori” tra gli adolescenti italiani, quel fenomeno di ritiro sociale diventato più frequente dopo la pandemia. A individuarli è stato uno studio condotto dal gruppo multidisciplinare di ricerca “Mutamenti sociali, valutazione e metodi” (MUSA) dell’Istituto di ricerche sulla popolazione e le politiche sociali del Consiglio nazionale delle ricerche di Roma (Cnr-Irpps). I risultati sono stati pubblicati sulla rivista Scientific Reports.
La ricerca si è basata sui dati di due indagini trasversali condotte dal gruppo nel 2019 e nel 2022 su studenti di scuole pubbliche secondarie di secondo grado attraverso la tecnica CAPI (Computer Assisted Personal Interview) e su campioni rappresentativi a livello nazionale composti rispettivamente da 3.273 e 4.288 adolescenti con un’età compresa tra 14 e 19 anni. Attraverso tecniche avanzate di modellizzazione statistica sono stati identificati tre profili di adolescenti: le “farfalle sociali”, “gli amico-centrici” e i “lupi solitari“: proprio all’interno di quest’ultimo profilo, è stato individuato un sottogruppo composto da adolescenti che non incontrano più i loro amici nel mondo extrascolastico, il cui numero è quasi raddoppiato dopo la pandemia, passando dal 5,6% del 2019 al 9,7% del 2022. Si tratta dei ritirati sociali.
“Precedenti studi del nostro gruppo di ricerca avevano già chiarito le cause di alcuni effetti negativi del mutamento delle interazioni sociali accelerato della pandemia da Covid-19, che ha esacerbato la trasposizione delle relazioni umane verso la sfera virtuale”, spiega Antonio Tintori, tra gli autori del lavoro. “Si è visto in particolare che l’iperconnessione, ossia la sovraesposizione ai social media, ha un ruolo primario in questo processo corrosivo dell’interazione e dell’identità adolescenziale e successivamente del benessere psicologico individuale. L’iperconnessione è principale responsabile – continua – tanto dell’autoisolamento quanto dell’esplosione delle ideazioni suicidarie giovanili. Lo studio mostra che non solo dal 2019 al 2022 sono drasticamente aumentati i giovani che si limitano alla sola frequentazione della scuola nella loro vita, ma anche nel mondo adolescenziale è significativamente diminuita l’abitudine a trascorrere il tempo libero faccia a faccia con gli amici: i “lupi solitari” sono addirittura triplicati in 3 anni, passando dal 15 al 39,4%”.
Sebbene leggermente più diffuso tra le ragazze, il fenomeno riguarda entrambi i sessi e non presenta sostanziali differenze regionali, relative alla tipologia scolastica frequentata o al background socio-culturale ed economico familiare, come invece si è supposto in passato. Questo indica con chiarezza che il problema sta diventando globale ed endemico. Cosa accomuna questi giovani? Scarsa qualità delle relazioni sociali (con i genitori, in particolare con la madre), bassa fiducia relazionale (verso familiari e insegnanti), vittimizzazione da cyberbullismo e bullismo, iperconnessione da social media, scarsa partecipazione alla pratica sportiva extrascolastica e insoddisfazione per il proprio corpo.
“Questi fattori, inoltre alimentati dall’influenza pervasiva delle pressioni sociali a conformarsi a standard anche estetici irraggiungibili, erodono l’autostima favorendo un senso di inadeguatezza nelle interazioni sociali con i coetanei”, aggiunge Tintori. “Abbiamo, inoltre, constatato che coloro che già versano in uno stato di ritiro sociale – prosegue – presentano un uso più moderato dei social media: ciò apre all’ipotesi che, all’aumentare del tempo di isolamento fisico ci si disconnetta gradualmente anche dalle interazioni virtuali, ossia ci si diriga verso la rinuncia totale alla socialità”. Il fenomeno potrebbe generare una vera e propria emergenza sociale: “Il nostro studio, oltre a fornire risultati utili alla comprensione della natura del problema, evidenzia l’urgenza di interventi educativi e formativi da rivolgere a genitori e docenti scolastici, nonché di sostegno per i giovani, ovvero un supporto specifico verso gli adolescenti che versano nelle condizioni più critiche”, conclude il ricercatore.
Fonte POPULAR SCIENCE

Un bambino di 4 anni, affetto da una rara condizione del fegato insorta dopo la nascita ma non trattabile chirurgicamente, è stato sottoposto con successo nei giorni scorsi ad una procedura innovativa di radiologia interventistica. L’intervento è stato svolto congiuntamente da specialisti dell’ASST Papa Giovanni XXIII di Bergamo e dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma. Il bambino sta bene ed è stato dimesso pochi giorni dopo l’intervento.
Il bambino in cura al Bambino Gesù soffriva di una condizione di ipertensione portale severa causata da una trombosi in epoca neonatale della vena porta che aveva portato allo sviluppo di cavernoma. Questa condizione può portare a gravi emorragie digestive, con rischio di complicanze e un forte impatto sulla qualità di vita. Le due équipe di radiologi, nel corso di un intervento durato diverse ore, hanno effettuato una ricanalizzazione portale percutanea, una tecnica innovativa e mini-invasiva che consente di riaprire la vena ostruita che porta il sangue dalla milza e dall’intestino al fegato. La tecnica viene comunemente utilizzata nei bambini per gestire le complicanze insorte dopo il trapianto di fegato in età pediatrica. Tre anni fa è stata avviata a Bergamo la sua applicazione anche per la cura di bambini non sottoposti a trapianto.
Dell’équipe che ha realizzato l’intervento faceva parte Paolo Marra, responsabile della sezione di Radiologia interventistica dell’Unità di Radiologia diagnostica per immagini 1 – radiologia e interventistica dell’ASST Papa Giovanni XXIII: «Va premesso che questa tecnica radiologica, utilizzata nei bambini sottoposti a trapianto, può essere applicata su fegati ‘nativi’ solo in casi selezionati – ha precisato Marra – In alcuni studi preliminari abbiamo dimostrato l’efficacia, la sicurezza e la durevolezza di questa tecnica. A Bergamo abbiamo già eseguito dieci casi con successo, riuscendo a ripristinare, in pazienti non operabili chirurgicamente, il fisiologico flusso nella vena porta in modo meno invasivo e altrettanto efficace della chirurgia».
La collaborazione tra l’ASST Papa Giovanni XXIII e l’Ospedale Bambino Gesù di Roma punta ora ad estendere questa opportunità a bambini residenti in altre aree del Paese. Un caso analogo era stato realizzato con successo al Bambino Gesù, sempre dalle due équipe di Bergamo e Roma, ad inizio dicembre, su una bambina di 8 anni. A realizzare gli interventi, per l’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù è stato Gian Luigi Natali, Direttore dell’Unità di Radiologia Diagnostica e Interventistica, affiancato dal collaboratore Guglielmo Paolantonio.
«La procedura di ricanalizzazione portale percutanea, tecnica radiologica innovativa, offre una chance terapeutica importante a bambini non operabili chirurgicamente – ha spiegato Gian Luigi Natali, responsabile della radiologia diagnostica e interventistica del Bambino Gesù – Gli interventi mini-invasivi endovascolari e/o percutanei, in continua evoluzione, rappresentano ormai una realtà per la radiologia interventistica anche in campo pediatrico. Grazie alla collaborazione preziosa e professionale del Dr. Paolo Marra e della ASST Papa Giovanni XXIII il nostro Ospedale è in grado di offrire ai piccoli pazienti con cavernoma portale una possibilità di cura in più».
Questa collaborazione unisce l’esperienza maturata negli anni dagli specialisti di due fra gli Ospedali più attivi in Italia sui trapianti di fegato in età pediatrica. L’ASST Papa Giovanni XXIII è in questo campo tra i centri di riferimento in Europa, grazie all’attività chirurgica della Chirurgia 3 – trapianti addominali, diretta da Domenico Pinelli, all’esperienza degli specialisti della Terapia intensiva pediatrica, diretta da Ezio Bonanomi, della Pediatria diretta da Lorenzo D’Antiga, professore associato dell’Università degli Studi di Milano-Bicocca e della Radiologia diagnostica per immagini 1 – radiologia e interventistica, diretta da Sandro Sironi, professore ordinario e Direttore della Scuola di specialità in Radiodiagnostica dell’Università Milano-Bicocca. All’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù il programma di Trapianto di Fegato è organizzato dalla Direzione Sanitaria attraverso il lavoro delle Unità Operative di Chirurgia Epatobiliopancreatica e di Trapianto di Fegato e di Rene, guidata dal dottor Marco Spada, di Malattie Metaboliche ed Epatologia, affidata al dottor Carlo Dionisi Vici, di Epatologia e Clinica dei Trapianti, il cui responsabile è il dottor Andrea Pietrobattista, di Rianimazione e Comparti Operatori, diretta dal Dr. Corrado Cecchetti e di Imaging Digerente e Trapianto di Fegato, affidata alla Dr.ssa Lidia Monti.
Il cavernoma portale è, dopo la cirrosi, la seconda causa più comune di ipertensione portale, condizione nota fra gli specialisti come EHPVO (Extrahepatic portal vein obstruction). In Italia si stima che gli eventi trombotici interessino 1 bambino su 200.000, ma l’incidenza aumenta in relazione a malattie ereditarie che alterano la coagulazione del sangue. Questi pazienti necessitano di essere seguiti e curati in modalità multidisciplinare da specialisti epatologi, chirurghi epatobiliari e radiologi, così da ricevere le migliori cure possibili in base alle loro condizioni. I primi studi pubblicati dimostrano che circa il 45% dei bambini non trattabili chirurgicamente potrebbe essere sottoposto con efficacia a questa tecnica. Ma i ricercatori stimano percentuali maggiori. L’esperienza accumulata dai radiologi italiani permetterà di individuare con sempre maggiore precisione quali tipologie di pazienti possano trarre effettivo beneficio dal nuovo approccio non chirurgico. La possibilità di realizzare altri studi permetterà di misurare l’impatto di questa tecnica sulla qualità della vita dei bambini e di stimare la riduzione dei costi per il sistema sanitario.
«Un ospedale ad elevata specializzazione in ambito pediatrico come il Papa Giovanni XXIII crede molto nella necessità di fare rete – ha affermato Francesco Locati, Direttore generale dell’ASST papa Giovanni XXIII -. Quando si mettono a frutto le conoscenze e le competenze in campo medico, a beneficiarne è sempre il paziente. Questa sinergia tra la nostra azienda ed il Bambino Gesù, il più grande Policlinico e Centro di ricerca pediatrico in Europa, ci rende particolarmente orgogliosi. Oggi offriamo una possibilità terapeutica concreta ai pazienti più piccoli affetti da condizioni o malattie rare del fegato, campo medico nel quale l’ASST Papa Giovanni XXIII e l’Ospedale pediatrico Bambino Gesù sono un punto di riferimento per la salute di bambini e ragazzi provenienti da tutta Italia e anche dall’estero».
«Offrire nuove possibilità terapeutiche a pazienti che fino a ieri non potevano beneficiarne – ha detto il presidente del Bambino Gesù, Tiziano Onesti – è l’obiettivo costante del nostro lavoro clinico e di ricerca e il risultato che compensa ogni sforzo. Siamo lieti in modo particolare del successo ottenuto in questa occasione perché ha messo insieme le migliori energie dell’ASST Papa Giovanni XXIII e del Bambino Gesù in una collaborazione di alto livello che ci auguriamo prosegua nel futuro per raggiungere traguardi ancora più innovativi per la salute e la qualità di vita dei nostri pazienti».
Fonte: POPULAR SCIENCE

21 Febbraio 2025. Responsabile Scientifico: Prof. Giovanni Nazzaro. Villa Domi, Napoli, Salita Scudillo 19/a

Grazie a un approccio molecolare all’avanguardia, un team del Barcelona Institute for Global Health (ISGlobal) ha tracciato un quadro dettagliato dei percorsi biologici associati all’obesità infantile e alla disfunzione metabolica, identificando i fattori di rischio ambientali. Lo studio è stato pubblicato da Nature Communications.

Il gruppo scientifico, coordinato da Elisa Rubino, ricercatrice delle Molinette, ha studiato per diversi anni una famiglia italiana con malattia di Alzheimer scoprendo che era causata da mutazioni nel gene Grin2C


I risultati di uno studio di Monzino e Università Statale di Milano identificano nell’infiammazione di basso grado e nell’attivazione piastrinica la causa dei danni polmonari

Un gruppo di ricercatori italiani, giapponesi e olandesi ha studiato la funzione molecolare del gene codificante PCDH9. La proteina codificata da questo gene, protocaderina 9, è correlata ad un recettore localizzato nella giunzione sinaptica.

Un trapianto di pelle geneticamente modificata che può guarire l’epidermolisi bollosa distrofica recessiva, la forma più invalidante di questa malattia rara.

Salvatore Vendemmia - Aversa, Ilaria Pezone - Aversa, Giuliana Cottuni - Aversa, Maria Vendemmia - Napoli

(ENCEFALITE DA CMV?)
ALFONSO D’APUZZO, già Primario di Pediatria ASL NA5, Clinica S.Lucia S.G. Vesuviano
ILARIA PEZONE, Ospedale Real Casa Santa dell’Annunziata – S. Giuseppe Moscati, Aversa
GIULIANA COTTUNI, Aversa
ANDREOZZI ROBERTA PIA, Ospedale Real Casa Santa dell’Annunziata – S. Giuseppe Moscati, Aversa

La Real Casa Santa dell' Annunziata di Aversa rappresenta uno dei più antichi “ospedali” del mondo e, molto probabilmente, è stato uno dei primi, se non il primo, ospedale dedicato prevalentemente alle cure dei bambini.
La data di nascita si può collocare agli inizi dell'anno 1300 (1300-1320) ma con certezza possiamo affermare che "... in esso praticavansi col nutrirvi, curare, alimentare gli orfani, gli esposti, gli infermi …".
Un documento (instrumento) di donazione di beni da parte di Giovanna II in data 25.XI.1424, redatto dal notaio Gurrello di Lempo di Napoli, certifica questa particolare attenzione alle cure dei bambini (G. Parente, Vol. 2, Origini e Vicende Ecclesiastiche della Città di Aversa, pag. 35).
Aversa ha un solido e vecchio rapporto con la medicina e la sua storia: San Lorenzo ad septimum fu un punto di riferimento, già nel Medio Evo, con la Scuola Medica Salernitana.
Questa sintetica premessa serve a mettere in luce che, probabilmente, Aversa rappresenta una delle prime Città del mondo ad avere istituzionalizzato un ospedale riservato prevalentemente alla cura dei bambini.
Ricordiamo che, anche in questa Città, fu creata una "Casa dei Matti" verso la fine del 1700 (?), riconosciuta poi con un editto da Gioacchino Murat nell'anno 1813.
Da tempi remoti, comunque, il nostro vecchio ospedale rappresenta un esempio straordinario, in Italia ed in molti Paesi del mondo.
Nella nostra Città fu fondata ed istituzionalizzata, con Atto Notarile, la Società Italiana di Pediatria Ospedaliera (SIPO).
L'attuale Presidente della SIPO è Domenico Perri, uno straordinario manager, da un mese nominato Direttore Sanitario della Azienda Universitaria Ospedaliera "Dulbecco" di Catanzaro, la più grande Azienda dell'Italia Meridionale.
Mimmo Perri è anche l'attuale Direttore della UOC di Pediatria e Neonatologia di Aversa, Consulente onorario per la pediatria della Sanità Militare Italiana, Direttore del Dipartimento Materno Infantile della ASL di Caserta.
La pediatria locale rappresenta, da decenni, un reparto che assiste bambini provenienti da varie zone della Campania, e nonostante gli immancabili problemi che affliggono la nostra Sanità Nazionale, riesce con orgogliosa dignità e professionalità, a svolgere il proprio lavoro.
La pediatria ospedaliera Italiana da noi creata ha attuato un importante progetto, la SIPO NEL MONDO, che in 15 anni ha esportato le nostre iniziative in molti Paesi: Turchia, Grecia, Albania e Paesi Balcanici, Romania, Cipro, Francia, Iran, Azerbajan, Georgia, Stati Uniti, Area del Mediterraneo (UMEMPS), ecc.
Concludiamo quest’articolo augurando a Mimmo Perri un efficace e proficuo lavoro, certi che con la sua esperienza e la sua “humanitas” contribuirà a magnificare la qualità delle cure e dei servizi, dando ulteriore prestigio ed efficienza alla Regione Calabria.
Potete consultare i nostri web site:
www.pediatriaospedaliera.org
www.irps.it
www.iaps.online
www.aipediatrics.it

Salvatore Vendemmia - Aversa, Vito Ferrara - Roma, Ilaria Pezone - Aversa, Domenico Perri - Aversa, Maria Vendemmia - Napoli

Salvatore Vendemmia – Aversa, Ilaria Pezone – Aversa, Domenico Perri – Aversa, Gaetano Bottigliero – Aversa, Cinzia Mautone – Aversa, Maria Vendemmia – Napoli

Ilaria Pezone - Aversa - UOC Pediatria e Neonatologia - Ospedale San Giuseppe Moscati
Domenico Perri - Aversa - Direttore UOC Pediatria e Neonatologia - Ospedale San Giuseppe Moscati
Maria Vendemmia - Napoli - Terapia Intensiva Neonatale - Università Federico II

Uno studio pubblicato su Nature da un team guidato da Vineet Augustine, dell’Università della California di San Diego, insieme a colleghi dello Scripps Research Institute, ha identificato il percorso genetico tra cuore e cervello legato allo svenimento.

Al convegno della Fondazione Sospiro dello scorso settembre Jessica Severgini ha presentato un caso dalla cui anamnesi si possono trarre elementi di riflessione sulla gestione degli adolescenti e adulti con autismo di livello tre da parte delle istituzioni.

L’esposizione cronica agli inquinanti atmosferici, come il particolato fine (PM2.5) e il biossido di azoto (NO2) può aumentare il rischio di cancro non polmonare negli anziani. Lo ha scoperto uno studio della Harvard TH Chan School of Public Health, condotto su milioni di beneficiari di Medicare negli Stati Uniti. i ricercatori hanno scoperto che l’esposizione al PM25 e NO2 per un periodo di 10 anni ha aumentato il rischio di sviluppare tumori del colon-retto e della prostata. Inoltre, i ricercatori hanno scoperto che, anche bassi livelli di esposizione all’inquinamento atmosferico possono rendere le persone particolarmente suscettibili allo sviluppo di questi tumori, oltre a quelli al seno e all’endometrio. I risultati dello studio sono stati pubblicati sulla rivista Environmental Epidemiology.

Particolari recettori presenti sulle cellule nervose potrebbero avere un ruolo importante nell’autismo su base genetica. E’ il risultato di una ricerca realizzata dai ricercatori del Laboratorio di Neurofarmacologia del Neuromed di Pozzilli, pubblicata sulla rivista scientifica Neuropharmacology, apre una prospettiva completamente diversa rispetto alle conoscenze esistenti in questo campo.

All’età di 89 anni è morto Donald Gray Triplett, il primo caso osservato da Kanner, che poi lo descrisse insieme ad altri 10 nell’articolo “Autistic Disturbances of Affective Contact, Nervous Child 2 (1943): 217-250”, l’articolo nel quale per la prima volta nella storia si parlò di autismo infantile precoce.

Mercoledì 14 giugno 2023, nella cappella dell'ospedale Real Casa Santa dell'Annunziata - San Giuseppe Moscati di Aversa - sono state accolte le reliquie del Medico Santo.

Il gene Tcf 20, "direttore d'orchestra" del nostro cervello e regolatore della funzione di altri geni.

Molto interessante è questo articolo che evidenzia le interazioni tra la vulnerabilità genetica e l'ambiente, facendoci intuire che esiste un legame molecolare tra l'innato e l'acquisito. Infatti da tali ricerche l'epigenetica ci appare come una memoria biologica duratura che, silenziosamente, unisce il periodo dello sviluppo (i primi mille giorni di vita) e l'età della maturità. Ciò si traduce in marchi molecolari specifici, associati al DNA, senza cambiare la sequenza degli effetti dell'ambiente sul genoma.

A dare un importante contributo alla comprensione di questa malattia complessa è un team italo-svizzero dell’Università di Ginevra con una ricerca, pubblicata sulla rivista Molecular Psychiatry (Nature), che collega l’insorgenza dei disturbi autistici ad un'interazione tra genetica e un fattore scatenante esterno, in questo caso una massiccia infiammazione

Intervento al Rizzoli di Ischia per il piccolo con patologie congenite coordinato via whatsapp dal chirurgo Gaglione del Santobono.

Modena, 15 gennaio 2022 - Stamattina nella sede dell’Ordine dei medici di Modena si parlerà di vaccinazioni anti-Covid-19 nei bambini, rischio di infezione e long covid davanti a una platea di medici e pediatri di libera scelta. Relatore d’eccezione, la professoressa Susanna Esposito, Ordinario di Pediatria all’università di Parma e direttore della clinica pediatrica dell’ospedale Barilla, nonché presidente dell’associazione mondiale per le malattie infettive e i disordini immunologici. Nell’occasione, sarà presentato il documento italiano di consenso sul long covid cui hanno collaborato professionisti dell’Ausl di Modena e pediatri del territorio e l’esito della ricerca sull’esitazione vaccinale dei genitori curata dall’Ausl e relativa alla fascia 12- 18 e 5-11 anni.