Vendemmia Salvatore, Perri Domenico, Parisi Goffredo, Vendemmia Maria

Introduzione

Il giorno 11 marzo 2020 l’Organizzazione Mondiale della Sanità denominò ufficialmente la “pandemia da COVID-19”.

Dopo circa tre anni, noi possiamo analizzare i dati di questo evento, che sono dati ufficiali forniti dai Paesi colpiti: casi accertati, decessi e dosi totali di vaccino somministrate.

Queste informazioni provengono dal sito “Coronavirus Resource Center” gestito dalla Johns Hopkins University di Baltimora (Maryland, USA) e comprendono tutti i dati ricevuti dal giorno 01/02/2020 al 10/03/2023.

Il finale resoconto di tale raccolta è veramente terrificante perché ci presenta 676.609.955 di casi certi, 6.881.955 decessi, 13.338.833.198 dosi di vaccino utilizzate nel mondo.

Il record delle vittime e dei contagi si è verificato negli USA dove le vittime hanno superato il milione ed i contagi hanno superato i cento milioni.

Naturalmente questi drammatici dati sottostimano le reali cifre per la difficoltà di ottenere informazioni precise in diversi Paesi.

Seguono delle tabelle per esporre chiaramente i numeri, i danni, le sofferenze, le perdite in vite umane e le innumerevoli problematiche che ha generato questa pandemia con tutte le sue varianti.

Immunità da COVID-19

Importante è sapere quanto tempo può durare l’immunità, ma purtroppo, dopo tre anni dall’inizio della pandemia, i dati in nostro possesso non sono ancora affidabilissimi. Abbiamo varie possibilità per immunizzarci: la vaccinazione, l’infezione, spesso entrambe. L’immunità si denomina “ibrida” quando un soggetto vaccinato subisce l’infezione da una variante del virus.

È certamente provato, da diverse ricerche statistiche, che l’immunità ibrida può fornire una protezione, anche se a volte parziale da una reinfezione, almeno per 8 mesi dopo la vaccinazione. Inoltre, l’immunità ibrida sembra favorire una più efficace protezione (95%) contro una grave e pericolosa evoluzione della malattia, ma solitamente si ritiene che la protezione immunitaria sia efficiente per un periodo di poco superiore ai 6-12 mesi. Tale più duratura immunità è anche fornita dalle dosi di vaccino praticate secondo la norma vigente. Purtroppo, se si è colpiti da una variante nuova questa può eludere la risposta immunitaria del paziente.

Variante Omicron

BA.1 e BA.2 hanno causato diversi problemi dalla fine del 2021 ed il primo semestre del 2022.

Nel secondo semestre 2022 si è avuta l’ondata BA.5.

Da una analisi dei dati fatta in Portogallo si è dedotto che i soggetti già vaccinati ed infettati nell’epidemia BA.1 e BA.2 avevano una elevata protezione immunitaria. Infatti il loro rischio di infettarsi con BA.5 era solo di 1/16 rispetto ai soggetti vaccinati e mai infettati. Ci sono diversi studi su questo problema e da essi si può evincere che gli individui con immunizzazione ibrida presentano una buona protezione immunitaria contro BA.1, BA.2 e BA.5. Tale immunità sembra certo che duri almeno 8 mesi.

Importane è anche notare che questi soggetti presentano alti livelli di anticorpi “mucosi” che, sicuramente, offrono una maggiore garanzia di protezione immunitaria rispetto a quelli circolanti nel sangue.

Secondo una ricerca di Charlotte Tholin, ricercatrice del Karolinska Institute di Stoccolma, l’immunità ibrida fornisce una più efficace protezione per le reinfezioni almeno per 8-12 mesi. L’immunità per una quarta dose praticata sembra rapidamente diminuire perché 4 mesi dopo la sua somministrazione non si riscontra una migliore protezione per prevenire una reinfezione. L’importante è notare che, in caso di reinfezione dopo la quarta dose, si verifica una “malattia relativamente lieve”.

Persone non vaccinate

Un recente studio evidenzia che, se il virus non muta, l’immunità creata dalla infezione naturale può durare fino a 3 anni ma può rapidamente attenuarsi se il virus muta.